Il rischio e' quello di diventare periferia

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Tratto da Padovanews - 15 Gennaio 2009 

Chissa' se la Pa-Tre-Ve di antica memoria aveva previsto sviluppiu' del genere. Di certo pero', non vi e' dubbio che si stia profilando all'orizzonte la realizzazione di una metropoli veneta che, e' bene dirlo per non incorrere in fraintendimenti, e' indispensabile sorga in corrispondenza del triangolo Padova - Treviso - Venezia.
In un certo senso direi che ci aveva gia' pensato la Serenissima, mettendo in stretta relazione la sua economia marinara con l'entroterra della ''campagna'' e la cultura espressa dall'universita' patavina.
Oggi, dopo che di acqua ne' e' passata sotto i ponti girevoli del Naviglio del Brenta, direi che la questione della ''centralita''' del Veneto si ripropone e si ripropone con urgenza visti i progetti che dalla carta stanno per passare alla fase di realizzazione e che ''il mattino'' sta ben documentando nei ''primi piani'' ad essi dedicati.
Ma vediamo di andare con ordine.


Esistono almeno quattro ''punti cardinali'' che giustificano la nostra presa di posizione in favore di uno sviluppo dell'asse Padova - Treviso - Venezia.
Il primo e' legato proprio alle citta', al loro tessuto produttivo, alla loro vocazione commerciale. Uno sviluppo dell'area attorno a Tessera, come previsto dal progetto denominato ''Quadrante'', se da un lato finirebbe per spostare verso est l'asse di sviluppo della nostra regione, sbilanciandola, dall'altro favorirebbe il decollo di un polo commerciale in aperto contrasto col commercio presente nei centri storici delle citta'. Una prospettiva che finirebbe per relegare Padova al ruolo scomodo di periferia e Venezia al ruolo -dai piu' rifiutato perche' svilente di una storia millenaria- di ''Disneyland sull'acqua'', buona per le foto ricordo, ma senza piu' aggancio con la vita reale di tutti i giorni. E non e' certamente fantascienza prevedere che cio' possa accadere visto che a quel punto Venezia si vedrebbe privata di un commercio vitale perche' le verrebbe sottratto dai nuovi colossi della grande distribuzione presenti nel ''Quadrante'' e favoriti dall'abbinata aeroporto-casino'.
Il secondo ''punto cardinale'' e' la Fiera di Padova. In evidente affanno di idee, quella che qualcuno, sagacemente, ha battezzato ''la madre di tutte le fiere'' per essere stata la prima fiera di campioni d'Italia, rischia di spegnersi lentamente, con tutti gli annessi e connessi del caso, perche' impossibilitata a rilanciarsi stante la sua dimensione e la sua dislocazione in centro citta'.
Un terzo ''punto cardinale'' non puo' che essere la zona industriale di Padova, anch'essa di fronte ad un bivio: o diventare, per via surrettizia causata da mancate decisioni, un agglomerato di edifici senza un progetto definito (che e' un po' il rischio che sta correndo), o trasformarsi in qualcosa di finalmente nuovo, legato allo sviluppo e ricompreso in un progetto piu' vasto.
E qui andiamo ad affrontare il quarto ''punto cardinale'', che e' conseguente al ragionamento che sto facendo e che, in ogni caso, merita di essere approfondito.
Nei mesi scorsi noi piu' di altri siamo stati i fieri oppositori al progetto di ''Veneto City''. Lo abbiamo contrastato (e continuiamo a contrastarlo) perche', sostanzialmente, nasce come ''imposizione'' di nuovo cemento senza che di quel cemento siano date le coordinate di utilizzo. In altre parole: intanto si costruisce, si consuma territorio, poi si vedra' cosa si potra' fare degli ''scatoloni'' che si andranno ad edificare. Ripeto: un'impostazione per noi inaccettabile, anche perche' rimaniamo convinti della necessita' di sostenere e favorire i centri commerciali naturali rappresentati dai tre capoluoghi oltre che dai centri minori.
Ma se Veneto City potesse rappresentare un tassello importante di quell'asse Padova - Treviso - Venezia di cui stiamo parlando, se gli edifici fossero destinati ad ospitare, ad esempio, una Fiera ''del Veneto e per il Veneto'', se potesse ospitare il centro direzionale di quella che sara', inevitabilmente, la metropoli del Nordest, allora potrebbe anche essere che la nostra opposizione possa diventare collaborazione.
Certo, per noi significherebbe modificare la nostra linea d'azione, ma ben piu' significativo dovra' essere il cambio di impostazione da parte di chi vuole ''Veneto City'' e pretende di farla ''a scatola chiusa''.
Si tratta, in altre parole, di giocare a carte scoperte. Con l'obiettivo di mantenere una centralita' che, diversamente, verrebbe compromessa e, con essa, verrebbe compromessa anche la nostra vocazione terziaria che fa data dall'anno mille.
D'altra parte, i pericoli ci sono tutti ed abbiamo pure anche qualche esempio su cui riflettere.
L'ipotesi dell'outlet di Conselve, giustamente contrastata dai commercianti della zona per com'era stata avanzata, e' finita per diventare realta' in quel di Noventa di Piave, dove, mi si dice, siano stati visti, in questi giorni, tanti conselvani, tanti piovesi, tanti padovani. Nessuno pero' mi ha detto di aver visto cittadini di Noventa o di San Dona' di Piave venire fare acquisti a Conselve.

* Presidente Ascom Padova

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